MadonnaPellegrinaLongoneChiesa Parrocchiale – Immacolata Concezione

Quando l’abate Landuino del Salvatore accettò da Ugo di Farfa il castello di Longone, siamo nel 989, la Chiesa intra moenia (tra le mura) era dedicata alla Beata Vergine Maria, cioè con lo stesso titolo dato alla basilica del monastero di Farfa. E’ di fondamentale importanza che il titolo della chiesa di Longone sia quello stesso voluto dai Benedettini per il loro monastero, costruito, come affermano i notarili farfensi, in onore della Genitrice Maria. In un documento del 1252 risultano elencate ed appartenenti al territorio di Longone le seguenti chiese: Ecclesia Divae Mariae, cioè Chiesa di S. Maria (senza altro titolo), Santi Cosma e Damiano, S. Angelo di Pasciano, S. Pietro dei Mori, S. Maria di Vinula, S. Gregorio di Insegna ed il Venerabile Convento di S. Francesco. In questa chiesa parrocchiale, di forma oblunga, la parete sinistra, dopo l’entrata secondaria detta Porta del Governatore, si restringe fino all’ingresso principale. Il presbiterio è rialzato di 4 gradini. Il pavimento, nel secolo XVII era di cotto e senza aperture per la sepoltura perché i cadaveri dei defunti si seppellivano nella chiesa rurale di S. Cosimo e Damiano. Sulle pareti laterali vi sono ancora oggi due altari rientranti, di stile barocco, dedicati alla Madonna del Rosario quello sulla destra, e l’altere del Crocifisso sulla sinistra, fatto erigere nel secolo XVII dalla famiglia Santi, amministratrice, allora, di S. Salvatore. Attualmente, una tela, di modesto valore, riproduce l’Immacolata Concezione, posta tra le due colonne barocche, sulla parete dell’abside. E’ lo stesso titolo che si trova nel catasto gregoriano del 1820, quando era parroco titolare Don Giuseppe, figlio di Antimo Tofani, priore di quella comunità. Allora, alla parrocchia, apparteneva il caseggiato adiacente la chiesa, dove c’era l’appartamento per il Predicatore e sotto, al pian terreno, la Scuola per putti. La casa del parroco era in Rione Miccinillo (oggi Vicolo Cieco), acquistata nel 1633 dalla Comunità di Longone da un certo Angeluccio Polito per 60 scudi, da pagarsi con due andate di forno del pane venale. La Diocesi di Rieti, negli anni ottanta, ha venduta la casa parrocchiale al Sig. Francesco Tofani; essa è tuttora abitata dalla famiglia. Sotto la guida del parroco Don Saverio, la Comunità di Longone, avvalendosi della sua parsimoniosa accortezza nel risparmio, è riuscita a sussidiare senza interventi esterni, non solo la ricostruzione del tetto, ma anche la posa in opera di una nuova tribuna in legno, di nuovi infissi, di affreschi nell’abside e dotando la chiesa di riscaldamento centralizzato.

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